L’Ateneo di Bologna, nonostante abbia reagito efficacemente alla digitalizzazione accelerata dalla pandemia Covid, necessita di significativi investimenti nella formazione del personale e nella riorganizzazione dei processi per affrontare adeguatamente tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e blockchain. Parallelamente, pur disponendo di strumenti per favorire metodologie didattiche innovative, è necessario estenderne l’applicazione a un numero più ampio di attività formative.
Anche la formazione permanente rappresenta una sfida: nonostante la tendenza europea in crescita, l’Ateneo registra un calo di iscrizioni ai master di primo e secondo livello. Sul fronte dell’internazionalizzazione, emerge una mobilità internazionale del personale amministrativo molto limitata e una presenza ancora insufficiente di docenti stranieri, fattori che influiscono negativamente sulla reputazione internazionale e sull’attrattività verso studenti esteri. Questo quadro è aggravato dalla mancanza diffusa di personale con competenze specialistiche per sviluppare adeguatamente esperienze didattiche internazionali. Un ulteriore punto critico riguarda il coinvolgimento degli studenti nella vita accademica: nonostante esistano meccanismi di partecipazione a tutti i livelli di governance e di assicurazione qualità, l’alto turnover degli studenti eletti rende difficile mantenere una partecipazione costante e realmente efficace. Vi è poi la necessità di un migliore monitoraggio delle iniziative di public engagement, per valutare e valorizzare l’impatto sociale ed economico delle attività universitarie. Allo stesso modo, occorre rafforzare il capacity building interno, migliorando le competenze del personale e dei ricercatori nella progettazione e nella gestione di progetti complessi.
Inoltre, le grandi dimensioni dell’Ateneo, distribuito su cinque campus in quattro province, comportano carichi di lavoro molto elevati e una notevole complessità gestionale, specialmente in presenza di esigenze sempre più specialistiche e diversificate. Sul piano infrastrutturale, le procedure edilizie risultano eccessivamente lente rispetto alle dinamiche rapide di reclutamento del personale docente e ricercatore, rendendo difficile adattare tempestivamente gli spazi universitari alle nuove esigenze. Infine, nonostante i progressi continui, permane un significativo squilibrio di genere nelle posizioni apicali della carriera accademica, con una presenza femminile nettamente inferiore rispetto a quella maschile, soprattutto tra i docenti ordinari.
L’Ateneo di Bologna presenta numerosi punti di forza che ne consolidano il ruolo e la reputazione a livello nazionale e internazionale. Tra questi emerge un’ampia e flessibile offerta formativa, arricchita da percorsi opzionali e programmi specifici rivolti a studenti lavoratori e caregiver. L’Università si distingue per l’impegno nelle politiche di equità, diversità e inclusione (EDI), oltre che per un’attenzione crescente verso il benessere e la salute mentale degli studenti. L’Ateneo offre diversi servizi di placement, orientamento e promozione dell’imprenditorialità studentesca, supportati dalla consolidata rete Alumni, che facilita il passaggio degli studenti al mondo del lavoro attraverso attività di networking e orientamento professionale. La storica reputazione e il prestigio internazionale dell’Ateneo, uniti alla grande attrattività delle città di Bologna e della Romagna, rappresentano un elemento distintivo nella scelta degli studenti, contribuendo ad attrarre iscritti da fuori regione e dall’estero. Questo prestigio è rafforzato da una strategia efficace nella creazione di partnership internazionali e programmi di laurea con titoli doppi o congiunti.
Un altro punto qualificante è l’approccio sistemico verso la sostenibilità, con particolare riferimento alla riqualificazione edilizia ed energetica del patrimonio universitario, ampiamente testimoniato dal posizionamento nei ranking internazionali sulla sostenibilità (9° al mondo per GreenMetric). Ciò apre anche nuove prospettive per corsi di studio orientati alla transizione ecologica.
La multidisciplinarità della didattica e della ricerca rappresenta un ulteriore punto di eccellenza, consentendo lo sviluppo di corsi interdisciplinari capaci di rispondere efficacemente alle moderne esigenze formative. La soddisfazione degli studenti, molto elevata (circa il 90%), testimonia la qualità dei corsi offerti e dei servizi messi a disposizione.
In termini di ricerca, l’Ateneo è altamente competitivo nell’attrazione di fondi europei e nazionali grazie a un’efficace struttura di supporto per docenti e ricercatori, attestandosi come seconda università italiana in tale ambito. L’organizzazione multicampus permette di adattare l’offerta formativa rispetto alle vocazioni specifiche dei territori coinvolti, mantenendo alti standard qualitativi e una forte attrattività. L’interconnessione tra didattica e ricerca rappresenta una caratteristica distintiva rispetto agli atenei digitali, sostenuta anche dalla valorizzazione delle eccellenze territoriali e dalle consolidate partnership con aziende ed enti locali. Infine, l’Ateneo è caratterizzato da un patrimonio bibliotecario e museale unico per valore storico e culturale.
Il sistema universitario italiano affronta numerose minacce legate principalmente all’instabilità e alle carenze del quadro normativo e al progressivo definanziamento: fenomeni che rendono ardua una pianificazione efficiente a lungo termine e limitano l’organizzazione efficace delle risorse. In particolare, l’incertezza normativa coinvolge ambiti cruciali come l’accesso ai corsi di area medica, le procedure amministrative per gli acquisti, la formazione post-laurea e le fasi che precedono l’ingresso nei ruoli accademici. Quest’ultima è ostacolata da quadri normativi inadeguati e da difficoltà nel riconoscimento formale degli studenti e dei percorsi educativi avanzati. Contestualmente, si osserva una diffusa riduzione dei finanziamenti pubblici, ulteriormente minacciati dal crescente spostamento di risorse verso la difesa e la spesa militare in Europa.
Un’altra criticità rilevante riguarda le limitate risorse economiche e i complessi vincoli procedurali che ostacolano la mobilità internazionale degli studenti, aggravata da una diffusa scarsità di borse di studio e dalla complessità delle procedure di soggiorno per gli studenti extra-UE. Tali ostacoli incidono negativamente sulla formazione di uno spazio formativo europeo coeso, già complicato dalla varietà delle normative nazionali che rendono macchinosa l’attivazione di corsi congiunti o doppi titoli. Sul piano sociale, emergono ulteriori difficoltà relative all’insufficienza di soluzioni abitative accessibili, in particolare per gli studenti con basso reddito, e al crescente appeal delle università telematiche che, grazie alla loro economicità e flessibilità, sfidano gli atenei tradizionali. Parallelamente, un ulteriore problema è costituito da una preparazione non del tutto adeguata degli studenti in ingresso, evidenziata dai risultati delle prove di ammissione e dai primi esami universitari. A ciò si aggiunge la crescita della povertà e della precarietà lavorativa, in un mercato del lavoro sempre più fragile e instabile. La crisi degli equilibri internazionali, poi, pone le università di fronte alla difficile sfida di dover contemperare le esigenze nazionali con la naturale vocazione internazionale e la libertà di ricerca. Non da ultimo, il calo demografico dei diciannovenni rischia di generare, a partire dal 2028-29, una significativa riduzione delle immatricolazioni universitarie.
Le università europee, e in particolare quelle italiane, stanno vivendo un momento favorevole caratterizzato da importanti opportunità, a partire dalla crescente diversificazione della popolazione studentesca, con un aumento degli studenti internazionali e degli studenti adulti. Tale scenario richiede un’evoluzione delle metodologie didattiche, valorizzando la didattica in presenza ma integrandola sempre più con modalità ibride, capaci di rispondere in maniera flessibile alle esigenze di un corpo studentesco più eterogeneo.
Sul fronte dell’innovazione e del rapporto con il settore privato, emergono grandi potenzialità derivanti dall’European Innovation Act, promosso dalla Commissione Europea, che punta a rilanciare il trasferimento tecnologico e le partnership con le aziende, riducendo così la dipendenza da finanziamenti pubblici e incentivando investimenti sostenibili a lungo termine. Allo stesso modo, il Piano europeo per l’Unione delle Competenze rappresenta un’occasione fondamentale per rafforzare la formazione STEM, l’apprendimento continuo e il riconoscimento standardizzato delle competenze. La Commissione Europea punta, inoltre, a semplificare e alleggerire la burocrazia nei processi di ricerca e innovazione, facilitando le attività amministrative delle università, che potranno così ottimizzare la gestione dei progetti e accedere più facilmente ai finanziamenti. Proprio a questo proposito, la collaborazione con entiterritoriali consentirà di attrarre ulteriori risorse europee come quelle legate ai fondi FES+, FESR e al Fondo di Coesione, rafforzando così il ruolo dell’Ateneo nello sviluppo locale. A livello internazionale, la capacità di sviluppare reti solide e in linea con le priorità di Horizon Europe consentirà agli atenei di consolidare le proprie specializzazioni e attrarre investimenti strategici su tematiche emergenti come idrogeno, cambiamenti climatici, salute pubblica e mobilità sostenibile. In ambito nazionale, la partecipazione alle piattaforme che seguiranno il PNRR sarà altrettanto decisiva per capitalizzare l’esperienza maturata e consolidare partenariati estesi. Un ulteriore vantaggio competitivo è offerto dalla possibilità di valorizzare le eccellenze produttive e di ricerca regionali, specialmente nei settori del motor, food, digitale, packaging e wellness, favorendo iniziative di ricerca applicata e nuove opportunità di impiego per i laureati. Un ruolo centrale sarà assunto dall’intelligenza artificiale, settore prioritario per gli investimenti europei, che l’Ateneo ha già inserito in un quadro strategico orientato alla sostenibilità e all’etica nell’applicazione delle nuove tecnologie.
Infine, la recente riforma dell’accesso ai corsi di medicina e ambiti correlati rappresenta un’ulteriore occasione per rafforzare le sinergie con la Regione Emilia- Romagna, migliorando spazi e risorse dedicate alla didattica in ambito sanitario e biologico.